venerdì 23 settembre 2016

SBANCO, un'esperienza mistica.

Bene. Finalmente siamo a settembre. Mese in cui le ciocie prendono il posto delle infradito, il sudore smette di asciugattese addosso, i peli possono ricrescere in tranquillità e tutte le ansie per la prova costume (bikini, trikini, intero, sacco di iuta tutta la vita) svaniscono perché si ricomincia, oltre che ad accendere il forno, a mangiare SERIAMENTE.

Quindi, essendo io la paladina dei grassi, la regina dei carboidrati, la Daenerys Targaryen de Portuense, nata dalla tempesta, madre degli adiposi, la non-magra, distruttrice di diete, signora dei sette pasti, non potrei non elogiare questo mese se non parlando di pizza. Soprattutto se si tratta della pizzeria Sbanco.

Sbanco, che ormai conosciamo tutti come l'Ave Maria e il Padre Nostro, è un laboratorio di cucina e pizza in zona San Giovanni.
Il locale è molto grande e arioso e segue i trend del momento: mattoncini alla pareti, arredamento post-industriale che fa tanto "grande mela", un gran bancone con 15 spine di birra artigianale e un forno a legna in bella vista che se la comanda.
Praticamente può fare da testimonial all'acqua Rocchetta...pulito dentro e bello fuori. Plin Plin.

lunedì 7 marzo 2016

La Pratolina. Il posto migliore dove mettere la panza.

Se mai un giorno ad una nutrizionista le dovesse capitare tra le mani la mia indiscutibile e poco opinabile lista della spesa, morirebbe di crepacuore all'istante.
E' vero. C'è chi ama le verdure sotto ogni forma, chi sogna le pecorelle per cena, chi vive di solo pesce incurante che dopo tre giorni puzza, chi separa il cibo in base ai colori seguendo i trend della mazzetta Pantone, e poi ci sono io che stravedo per i carboidrati.
Il terzo nome del diavolo dopo i grassi.
Non potrei vivere senza mangiarli almeno 2 volte al giorno. Sarebbe terribile e straziante quanto la morte della mamma di Bamby.
Quindi, considerando il fatto che il mio corpo è composto per il 70% di farina di grano tenero e per il restante 30% di birra, mi concedo molto spesso una cena fuori che abbia come leitmotiv la Pizza!

Ora...non vi racconterò di una classica pizzeria come tante. Oh no, io vi stuzzicherò con una delle migliori pinserie della città: la Pratolina, in zona, appunto, Prati.

Che la pinsa sia una pizza romana antichissima, di forma ovale, ritirata fuori dall'armadio una decina di anni fa, proprio come i leggings (un nome un po' più fescion per parlare dei terribili fuseaux anni '80)...lo sapete tutti. Che sia un mix di farine di grano tenero, soia e riso...anche.
Ma quello che forse non sapete è che dalla Pratolina potete mangiarvi la pinsa carica con tutto il ben di dio che la natura ci offre, senza sentirvi la regina delle chiatte, la protagonista della nuova stagione di grassi contro magri, la modella dei magazzini Pitran. Perché la loro pinsa è davvero leggera e molto digeribile. Certo, se il vostro mantra per il 2016 è "toglietemi tutto tranne la panza", non fermatevi alla sola pinsa...fate come me e sarete sulla giusta strada.

mercoledì 21 ottobre 2015

Premiata Panineria al Pigneto. Quando il nome è una garanzia.

Del Pigneto, ormai, sappiamo quasi già tutto: ci hanno girato ogni santissima stagione dei Cesaroni, spaccio non si riferisce alla moda scontata (quindi è inutile che accorriate in preda a deliri, che al massimo tornerete a casa con una collana di conchiglie) e la sera diventa uno dei salotti preferiti dai radical-chic che, con in mano i loro cocktail a base di zenzero, si fracassano i maroni a vicenda su questioni etico-esistenziali per vedere chi c'ha l'ego più grosso... che in confronto il discorso del Capo dello Stato a fine anno è più esilarante.

Però, forse, non tutti sanno che in questo quartiere, oltre ai ristoranti creative-chic, alle birrozze artigianali, ai bar sociali, c'è un locale che, zitto zitto, prepara panini che sono una bontà.
Il locale in questione si chiama Premiata Panineria al Pigneto. 

L'esterno col contatore.

Insomma, se la cantano e se la suonano questi.

Il fuori chic. Questo sì che è street food...ce so pure i secchi differenziati.
E fanno bene dico io.
Perché i loro hamburger sono davvero una botta de vita e il McBacon diventa un lontano ricordo di quando ero una fanciulla che di cibo non ci capiva na mazza e che comprava le merendine del Mulino Bianco esclusivamente per le sorprese.

Comunque, anche se il locale è piccolo e stretto quanto una taglia 36 su Valeria Marini (o questo è almeno quello che capirebbe una bionda come me, che non sa che dietro ad una porta simil cella frigorifera si apre un nuovo mondo fatto di enormi spazi e di terrazza. No. Porella, lei non va oltre le apparenze perché è timida, e si ferma sull'uscio ad imprecare sul perché non ci sia posto), da Premiata Panineria si può pure mangiare seduti. Oddio...seduti proprio lì è davvero un parolone, diciamo che ti arrampichi su un trespolo fronte muro/lavagna a fissare le meravigliose dediche mentre delizi il tuo palato con panini dagli ingredienti ricercati rigorosamente preparati sul momento.

martedì 4 agosto 2015

Sforno. Alta digeribilità e per il conto c'è Brioschi..

Sono sempre stata indecisa se scrivere o meno una recensione su Sforno, la pizzeria in zona Tuscolana.
È come quando ti invitano ad un matrimonio a fine novembre e tu non sai se è meglio indossare le calze color carne, sapendo bene che le tue gambe brilleranno di luce propria che nemmeno le apparizioni della Madonna o non indossarle affatto e morire de freddo con le gambe livide e la pelle d'oca che ti fissa trionfante.
Dopo lunghi ripensamenti, ho deciso di assomigliare alla casalinga di Voghera e sì, di indossare le calze, e sì, di scrivere su Sforno.
Comunque, questa indecisione è nata solo dal fatto che so che non sarò al cento per cento obiettiva. Non sarà come dire "i pantaloni alla turca fanno credere alle persone che ti sei cagata sotto". Questo è un dato di fatto. Punto.
No, con Sforno ci saranno un sacco di ma, però, forse, sì, no, anche se e a me mi.
Perché il mio discutibilissimo gusto la farà da padrone. 

E dopo questa logorroica premessa, vado al sodo.

Si vede che non l'ho fatta io. Foto presa dal loro sito.


lunedì 27 luglio 2015

Banco. Il Bio che diventa fast.

Siamo un popolo di Poeti, di Artisti, di Santi, di Navigatori...e di Biologici, a quanto pare.
Dovunque mi giri trovo alimentari bio, supermercati bio, pizzerie bio, ristoranti bio, famiglie bio (si riconoscono dal fatto che sono tutti belli, educati, con i bimbi perfetti che a 5 anni già disquisiscono sulle migliori soluzioni da adottare per ridurre il buco dell'ozono, spesso vanno in bici e di solito si vestono demmerda).

Ora, io non voglio star qui a tediarvi su cosa sia o non sia giusto mangiare.
Non sono di certo la persona più adatta visto che mangio senza troppi sensi di colpa, dormo con solo due gocce di Philadelphia, la Nutella sta bene con tutto e del maiale non si butta via niente.

E sono stupita di me stessa, dato che in poche settimane, mi sono ritrovata di nuovo a nutrirmi di germogli di soia, erbette di campo, formaggio, tutti rigorosamente biologici manco fossi allergica alla carne e manco me l'avesse ordinato il cardiologo.

Ma questa volta non sono andata in nessun ristorante o bistrot chicchettoso. No, stavolta sono entrata nel mondo di Banco.
Il fast food friendly con il tuo intestino.
Anche se fast food e bio stanno bene insieme come i broccoletti ripassati per colazione, la loro idea di proporre panini salutari è buona, come pure i loro prodotti.
Quello che offrono spazia dai burger di pollo, di salmone o vegetariano, ai nuggets, le insalatone, le centrifughe, le patatine fritte, i roll, i sandwich, i sundae, ovviamente tutto nel nome del Bio.

venerdì 17 luglio 2015

Bistrot Bio. Non avrai altro Bio al di fuori di me.

Non so cosa mi è preso. Sarà l'estate, sarà questo caldo da togliermi il fiato nemmeno fossi davanti ad uno Chanel scontato del 70%, ma pochi giorni fa sono andata a mangiare biologico. E mi è pure piaciuto.

Non che io non creda nel Bio, anzi... Ma ho dei seri dubbi sul biologico della grande distribuzione...come faranno a soddisfare un'esigenza così di massa quando a me muore pure il limone in balcone...
Io credo solo nella buona cucina, bio e non. Basta che sia fatta bene e con coscienza senza concentrarsi troppo sul business. Per il resto sono diffidente come del silk-epil al ghiaccio che anestetizza la pelle per strapparti i peli senza dolore. Sì...e io sono Belen struccata.